Ultras dell'Atalanta a processo, il giorno del "Bocia": parlo solo di me, non degli altri

l capo ultras Claudio Galimberti (il Bocia) ha negato ogni suo coinvolgimento nell'aggressione a un tifoso juventino. Parla dello scontro leale avvenuto con i catanesi nel 2009. Sull'assalto alla Berghem Fest: "Non c'entro nulla con gli incidenti. So chi è stato, ma non ve lo dico".

Bergamo, 9 febbraio 2015 - Ha negato ogni suo coinvolgimento nell'aggressione a un tifoso juventino Claudio Galimberti, detto Bocia. Il capo ultrà dell'Atalanta è comparso oggi al maxi processo a carico dei supporter nerazzurri. "Chi è stato? Controllate le telecamere. Ero presente, ma non ho partecipato all'aggressione", ha detto.
Il capo ultrà nerazzurro ha parlato anche dei gravi incidenti (con varie auto delle forze dell'ordine bruciate) alla Bèrghem Fest di Alzano, nel 2010: "Non c'entro nulla con gli incidenti. So chi è stato, ma non ve lo dico. Quello è stato un tradimento
nei miei confronti". Galimberti ha parlato soltanto di sé stesso, senza voler accusare nessun altro.

Il Bocia ha ammesso le sue responsabilità per aver partecipato agli scontri dopo Atalanta-Catania, nel 2009: "Ci siamo picchiati con gli ultrà siciliani, in modo leale, a pugni e con qualche cinghiata, ma non con i coltelli. Il capo ultras ha risposto punto per punto alle domande del pm Carmen Pugliese e anche a tutte le richieste di informazioni sulle varie intercettazioni telefoniche che il magistrato gli ha contestato.