MONOPOLI CAVESE SI GIOCA SOLO CON ABBONATI

Monopoli Cavese si giocherà senza pubblico... o quasi. L'accesso allo stadio sarà solo per abbonati, la motivazione? non si sa. Il Monopoli 1966 ha subito indetto una riunione urgente dopo queste decisioni altamente discriminatorie nei confronti della città di Monopoli, dopo molte trasferte vietate "per motivi che ancora non si sanno" arriva perfino la partita casalinga con soli abbonati, quindi niente botteghino aperto, niente accrediti, niente bimbi allo stadio. Una restrizione simile l'aveva avuta l'Atalanta dopo gli scontri tra ultrà, questa decisione  in serie D invece, non vede nessuna spiegazione logica, Monopoli perseguitata da decisioni assurde.

ECCO IL COMUNICATO DEL MONOPOLI 1966

A seguito del provvedimento del Prefetto di Bari, i dirigenti rimetteranno nelle mani del Sindaco gli incarichi societari
La società del Monopoli 1966 a seguito del provvedimento adottato dalla Prefettura di Bari con cui si vieta ai non possessori di abbonamento di poter accedere allo stadio, in occasione della gara di campionato prevista per giovedì 2 aprile tra la compagine bianco-verde e la Cavese, non avendo altra possibilità, rimetterà nelle mani del Sindaco e della sua Giunta tutte le cariche societarie, per le decisioni altamente discriminatorie nei riguardi della città e per esprimere nei confronti dei cittadini solidarietà, per atti assolutamente ingiustificati, che si sono puntualmente ripetuti nel corso degli ultimi anni. Questa inspiegabile decisione non consentirà a tutti i giovani studenti di Monopoli di partecipare all’evento sportivo, invitati gratuitamente dalla società a partecipare alla festa di sport e di amicizia allo stadio “Vito Simone Veneziani”.
Nei confronti della città e dei suoi tifosi si è manifestato, ancora una volta, un accanimento senza eguali. Con queste condizioni non è possibile fare calcio, anzi si vanifica un progetto che ha visto la città esaltarsi per i meriti sportivi, con la conquista della finale di coppa Italia dopo la bellissima trasferta vissuta ad Aprilia. Provvedimenti che mortificano una comunità, la gente e gli sportivi di una città, la storia calcistica e il blasone di una società i cui meriti sportivi e di civiltà sono stati sempre riconosciuti da tutti sia a livello regionale che nazionale.
Siamo arrivati davvero al capolinea di una situazione non più sostenibile perché umilia e mortifica i dirigenti, gli sportivi, un’intera città.