Critica il prezzo del biglietto: tifoso del PSG cacciato dallo stadio

La squalifica è scattata d’ufficio. Un anno fuori dal Parco dei Principi. Non per Zlatan Ibrahimovic, ma per Yoann Seddik, tifoso, non ultrà, del Psg buttato fuori dallo stadio lo scorso quattro marzo, reo di insulti. Proferiti dalla tribuna e non all’arbitro, come lo svedese, ma ai dirigenti del club, secondo il Psg. Seddik, 27 anni, invece sostiene di aver solamente intonato un coro, seguito dallo spicchio di curva dove si era accomodato, per contestare il rincaro dei prezzi dell’abbonamento.

CORI — Quello di Seddik, individuato e accompagnato all’uscita la sera della partita contro il Monaco valida per i quarti di coppa di Francia (2-0), è stato prima fotografato e poi annullato. Così, il tifoso non potrà neppure seguire la squadra del cuore fino a fine stagione. E neanche la prossima, perché ormai considerato persona non gradita. “Seddik – spiegano al club, contattato dall’Equipe – ha insultato il presidente Al Khelaifi”. Falso, replica l’interessato che precisa di aver solo iniziato a cantare: “Abbonamenti troppo cari, tifosi arrabbiati”. Che in francese suona rimato così: “Abonnements trop chers, supporters en colère”. Un affronto per il club che ha appena varato il nuovo tariffario che include ritocchi progressivi in funzione del percorso in Champions e un +5% globale. Da quando la società è passata all’emiro del Qatar, l’aumento, secondo Le Monde, è stato del 100%.

RICORSI — Seddik comunque è ormai escluso, catalogato come tifoso pericoloso, magari nella stessa lista contestata dal Garante della privacy francese. L’organismo di tutela Cnil nel 2013 aveva già contestato al Psg due “black list” scoperte durante una perquisizione in sede del club: una di persone con precedenti di violenza, l’altra segreta di 2007 nomi di persone indesiderabili, “perché contrarie allo spirito del Psg”. Una definizione vaga e discriminante per le autorità che avevano dapprima emesso un monito formale. Poi lo scorso gennaio lo stesso Cnil aveva limitato a quattro casi la possibilità di creare liste di nominativi a rischio: non rispetto dei pagamenti, bagarinaggio, attività commerciali e di scommessa illecite allo stadio. Il Psg ha fatto ricorso in Consiglio di Stato, perdendolo. Ma mantenendo comunque la strategia di esclusione.