IL BRACCIO DELLA MAFIA CAPITALE DIETRO LA MORTE DI CIRO ESPOSITO?

MAFIA E OMICIDI NON HANNO NULLA A CHE VEDERE COL MONDO ULTRAS.... COME DALTRONDE PEDOFILA E ALTRE CRIMINALITA'... PER QUESTO PUBBLICHIAMO L'ARTICOLO DI NAPOLISTYLE SULEL ULTIME CLAMOROSE IPOTESI.

fonte testo integrale: NapoliStyile.it

L'ipotesi è agghiacciante: la Mafia Capitale dietro la morte di Ciro Esposito.
Altro che il proiettile vagante di Forcella, altro che l'errore dei killer, altro che le morti bianche dei tanti sfiorati dal gelido tocco della camorra e della 'ndrangheta. Qui siamo nel cuore di Roma, nel cuore della Città Eterna che ora altri interessi corrotti difendono tenacemente dalla violenza dello scandalo.
Il potere difende se stesso, e la gente continua a morire. Anche mentre va allo stadio, col casatiello sottobraccio come se andasse (e questo dovrebbe essere!) a fare una scampagnata.
Ne parlai a caldo, qualche giorno fa, con un amico. Un caro amico e grande giornalista sportivo, insieme al quale sto preparando un libro su un argomento molto vicino a questi (non posso anticipare di più, perché il libro è anche a suo modo uno scoop giornalistico), e insomma gli dissi: «Ma hai sentito 'sta storia di Roma», quando scoppiò lo scandalo.
Immediatamente avevo tirato le linee, e il teorema reggeva.
Lui fu subito d'accordo: «L'ipotesi è molto audace, ma tiene», confermò.
E allora cominciai a pensarci seriamente, sviluppando il tema nel libro. Ma intanto mi veniva una riflessione: al seguito delle grandi armate c'è sempre stato tutto un mondo che si muove. Un mondo variopinto fatto di imbroglioni, artigiani, puttane, contrabbandieri... Succedeva con la Grande Armée di Napoleone, e succede oggi con le mafie, i veri eserciti della modernità.
Al seguito della Mafia Capitale (ahi, si penta chi la nega per difendere il maledetto potere corrotto, rovina di questo Paese!) si muove tutta una congerie di disperati. Sono i terminali del mostruoso organismo mafioso: sono l'equivalente dei «guagliuni» e dei «picciotti», sono l'equivalente dei «bravi» manzoniani. Sono i delinquenti di strada, gli ultimi, i falliti anche come criminali, che però sono quelli che fanno il lavoro sporco. Sono quelli che minacciano, intimidano,  picchiano, e all'occorrenza uccidono.
Sono persone che con certe cose c'hanno preso la mano. Servono ai potenti quando c'è da distrarre l'opinione pubblica con qualche fattaccio organizzato ad arte, servono quando c'è da «sistemare qualcuno». E quando non sono in servizio, restano armati, restano fatti di cocaina, restano i relitti che sono, bestie allo stato brado in cerca di pretesti per manifestare la propria brutalità.
Tra malavita e teppisti da stadio c'è sempre stata una certa continuità. Prontamente la si ipotizzò per Genny 'a Carogna, come tutta l'Italia lo chiamava senza neanche sapere chi era. Ma adesso s'affaccia un'ipotesi più grave, agghiacciante come abbiamo detto: quella che tra gli amici di Carminati che riempiono lo stadio Olimpico da sempre il più inquinato d'Italia, tra i «bravi» della Mafia Capitale, spuntino nomi come quello di Daniele De Santis. Gastone: il presunto assassino di Ciro Esposito.

La lista è lunga. E ci sono tanti nomi, di tanta bella gente della «Roma mala» se possiamo chiamarla così per contrapporla a quella «Roma bene» che tanto diversa forse non è.
C'è Mario "Marione" Corsi, 56 anni, pistola dei Nar nei Settanta, lungamente sotto inchiesta con Massimo Carminati. Faceva persino un programma per radio, in una radio della capitale dove io stesso fui ospite per un'interivista su uno sport assai diverso, il rugby.
E poi girano altri nomi, legati a soprannomi favolosi, come "Diabolik", o il "Guercio".
Non è mafia quella di Roma? Lo vedremo. A noi sembra che lo sia.
Intanto uno degli indagati , l'assessore allo Sport della giunta Alemanno, Alessandro Cochi, è stato capo del Fronte della gioventù e insieme della Curva Nord della Lazio.
Insomma la continuità non è solo tra malavita e calcio, la continuità è totale, e forse non arriva, ma parte dalla politica.
Intanto una sola cosa ci resta, purtroppo. La domanda dalla quale siamo partiti: «C'è l'ombra della Mafia Capitale dietro la disgraziata, scellerata, disperata morte di un innocente come Ciro Esposito?»
La risposta sembra essere affermativa. E intanto è sempre Napoli il covo del male per l'opinione pubblica. E per mesi si è rimestato ovunque, tentando di dimostrare che forse il napoletano di morire se lo meritava, che se lo meritavano i suoi amici. Che, in fondo, se lo merita comunque la sua maledetta città.